viernes, 9 de diciembre de 2011

unione EUROpea


Ventisei su ventisette membri disposti a firmare un accordo di stabilità e crescita, è il risultato del vertice della UE a Bruxelles lo scorso 9 dicembre. L’UE è d’accordo a muoversi verso una più forte unione economica, il che implicherà azioni in due direzioni:

- Una nuova coordinazione economica fiscale più compatta e consolidata.

- Lo sviluppo degli strumenti di stabilizzazione per affrontare le sfide nel breve termine.

Come avevamo già accennato in un post precedente, l’UE doveva prendere una decisione per ricuperare la fiducia economica, perché non basta l’unità monetaria per avere l’unità economica e meno ancora per l’unione sociale.

Mi colpisce il primo punto del nuovo accordo intergovernativo – che dovrebbe essere firmato “in marzo, se non prima” a dire del presidente UE Herman van Rompuy – che dice che:

"Accanto alla moneta unica è necessario un forte pilastro economico, che riposerà su un governo che fomenta la disciplina fiscale, una più profonda integrazione e forte crescita del mercato interno, una maggiore competitività e coesione sociale".

Penso che il punto dovrebbe cominciare con la coesione sociale, che implica forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca superando la sola giustizia commutativa del mercato per dare passo anche alla giustizia distributiva e alla giustizia sociale, altrimenti –come dice il Papa Benedetto XVI in Caritas in Veritate n. 35- “… il mercato, non riesce a produrre quella coesione sociale di cui pure ha bisogno per ben funzionare”.

Oggi è tanta la preoccupazione per risolvere i grandi problemi economici del mercato che si sta dimenticando che “L’attività economica non può risolvere tutti i problemi sociali mediante la semplice estensione della logica mercantile. Questa va finalizzata al perseguimento del bene comune, di cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica. Per tanto, va tenuto presente che è causa di gravi scompensi separare l’agire economico, a cui spetterebbe solo produrre ricchezza, da quello politico, a cui spetterebbe di perseguire la giustizia mediante la ridistribuzione” (Caritas in Veritate 36).

Se l’obiettivo del vertice a Bruxelles era quello di ridare la credibilità al “Euro” partendo dalla strategia del mercato, speriamo che queste strategie non portino delle conseguenze sociali che facciano perdere la credibilità nella “unione”.

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