sábado, 24 de diciembre de 2011

Processi & Buona Volontà


Cuba e Messico reagiscono nell’imminente visita di Papa Benedetto:

Il presidente cubano Raúl Castro ha annunciato la liberazione di 2900 detenuti, incluse persone condannate per reati politici, come “gesto di buona volontà”.

In Messico la camera dei deputati ha approvato una modifica al articolo 24 costituzionale riguardo alla libertà religiosa.

Che c’è dietro di queste notizie? Un contrasto di motivazioni

Raúl Castro dice che uno dei motivi dell’amnistia è la visita di Papa Benedetto e che questo gesto umanitario dell’indulto mostra la forza di Cuba.

In Messico, la proposta di modifica voleva fare la Costituzione coerente alle convenzioni e trattati internazionali, soprattutto l’articolo 12 della Convenzione Americana dei Diritti Umani, ampliando la libertà religiosa e includendo la garanzia del diritto alla educazione religiosa, ma il risultato è stato che: vedere il testo delle riforme

- = Si è approvata una riforma amorfa che ha aggiunto più restrizioni.

- = Dire che uno dei motivi della modifica è stata la visita del Papa ha connotazione negativa, è capito come manipolazione della Chiesa sui deputati.

- = Si è mostrata una debolezza del legislativo nei numeri (soltanto parteciparono al dibattito 260 dei 500 deputati, gli altri lasciarono l’aula) e nella qualità (la discussione non si centrò nel contenuto, ma nei procedimenti in cui la proposta fu presentata).


Questi due casi ci mostrano che nel camino verso la libertà non bastano i procedimenti politici e legali quando non c’e dietro la buona volontà.



martes, 20 de diciembre de 2011

Le difficoltà di "finire" una guerra

Foto EFE

“Dopo circa nove anni, la nostra guerra in Iraq finisce questo mese” lo annunciava il presidente Barack Obama in una conferenza stampa, negli USA, accanto al primo ministro irakeno Al-Maliki lo scorso dodici dicembre “noi siamo qui per marcare il fine di questa guerra”. Vedere Trascrizione della conferenza

Tre giorni dopo, il quindici dicembre, in una cerimonia militare a Baghdad si faceva l’ammainabandiera e passava il controllo dell’ultima base militare in potere degli USA.

Ieri, 19 dicembre, gli ultimi soldati statunitensi che rimanevano lasciarono Iraq e così lasciano dietro un Paese “in preda a violenze politiche e di fronte ad un futuro incerto”.

Secondo il presidente Obama “la storia giudicherà la decisione” di invadere l’Iraq nel 2003 e lasciamo stare così, ma come lui stesso ha detto “è più difficile finire una guerra che cominciarla” ed oggi ci sono alcuni punti da risolvere:

Gli USA non hanno conquistato i cuori e le menti degli iracheni.

Ci sono profonde divisioni e c’è una guerra interconfessionale tra sunniti e sciiti.

Sono tanti iracheni senza acqua potabile ed elettricità.

E sul piano della sicurezza, ancora resta tanto da fare.

Non voglio essere negativo risaltando questi dati, ma mi auguro che le parole del presidente Obama: Baghdad continuerà ad avere negli Stati Uniti “un amico ed un partner convinto” non vadano via con i militari.

Una guerra sempre sarà la catastrofe del dialogo non riuscito tra la creatura più intelligente della natura, e le sue conseguenze disastrose.

Con la guerra tutti perdiamo

viernes, 9 de diciembre de 2011

unione EUROpea


Ventisei su ventisette membri disposti a firmare un accordo di stabilità e crescita, è il risultato del vertice della UE a Bruxelles lo scorso 9 dicembre. L’UE è d’accordo a muoversi verso una più forte unione economica, il che implicherà azioni in due direzioni:

- Una nuova coordinazione economica fiscale più compatta e consolidata.

- Lo sviluppo degli strumenti di stabilizzazione per affrontare le sfide nel breve termine.

Come avevamo già accennato in un post precedente, l’UE doveva prendere una decisione per ricuperare la fiducia economica, perché non basta l’unità monetaria per avere l’unità economica e meno ancora per l’unione sociale.

Mi colpisce il primo punto del nuovo accordo intergovernativo – che dovrebbe essere firmato “in marzo, se non prima” a dire del presidente UE Herman van Rompuy – che dice che:

"Accanto alla moneta unica è necessario un forte pilastro economico, che riposerà su un governo che fomenta la disciplina fiscale, una più profonda integrazione e forte crescita del mercato interno, una maggiore competitività e coesione sociale".

Penso che il punto dovrebbe cominciare con la coesione sociale, che implica forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca superando la sola giustizia commutativa del mercato per dare passo anche alla giustizia distributiva e alla giustizia sociale, altrimenti –come dice il Papa Benedetto XVI in Caritas in Veritate n. 35- “… il mercato, non riesce a produrre quella coesione sociale di cui pure ha bisogno per ben funzionare”.

Oggi è tanta la preoccupazione per risolvere i grandi problemi economici del mercato che si sta dimenticando che “L’attività economica non può risolvere tutti i problemi sociali mediante la semplice estensione della logica mercantile. Questa va finalizzata al perseguimento del bene comune, di cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica. Per tanto, va tenuto presente che è causa di gravi scompensi separare l’agire economico, a cui spetterebbe solo produrre ricchezza, da quello politico, a cui spetterebbe di perseguire la giustizia mediante la ridistribuzione” (Caritas in Veritate 36).

Se l’obiettivo del vertice a Bruxelles era quello di ridare la credibilità al “Euro” partendo dalla strategia del mercato, speriamo che queste strategie non portino delle conseguenze sociali che facciano perdere la credibilità nella “unione”.

domingo, 4 de diciembre de 2011

Nascerà l’Associazione dei fotografi parlamentari.

Mercoledì scorso si è scatenata una discussione tra l’Ordine dei giornalisti (ODG), la Federazione nazionale della Stampa Italiana (FNSI), l’Associazione della stampa parlamentare (ASP) e la Camera a causa di una delibera “anti-zoom” dell’ufficio di presidenza della Camera che metteva come requisito ai fotografi per accedere alla tribuna stampa firmare un modulo in cui s’impegnavano a non usare strumenti di ripresa senza i quali sarebbe impossibile immortalare così da vicino – lo zoom – certi comportamenti di deputati.

L’argomento della delibera – già sospesa –: Embargo fotografico su appunti, carte, pc, display, telefonini dei deputati, per difendere la loro privacy. L’argomento della FNSI, ADG e ASP: Il diritto di cronaca e il diritto dei cittadini di essere informati.


Alla fine si è raggiunto un accordo di autoregolamentazione e dovrà nascere l’Associazione dei fotografi parlamentari che avrà il proprio codice deontologico. La Camera ha soltanto emendato la proposta di autoregolamentazione fata dai fotografi in due punti:


“non diffondere fotografie e riprese visive atte a rilevare comunicazioni telefoniche, telematiche ed epistolari di deputati e membri del governo presenti in Aula, a non diffondere fotografie e riprese visive non essenziali per l’esercizio del diritto di cronaca relativo all’attualità e allo svolgimento dei lavori in Aula, a non utilizzare tecniche di rielaborazione di riprese fotografiche e visive che comportino un danno alla dignità della Camera e dei membri del governo presenti in Aula e al diritto alla riservatezza, ad adottare provvedimenti sanzionatori nei confronti dei colleghi che non si attengano al codice di autoregolamentazione”.


Penso che il semplice fatto che una persona si trovi in un luogo pubblico non giustifica la divulgazione di fatti prettamente privati.


Forse non è essenziale per il diritto di cronaca mostrare una fotografia dello schermo di un deputato che gioca “solitario”, ma neanche giocare solitario lungo la seduta della Camera.


Non è giusto danneggiare la dignità della Camera, ma da dove viene il danno: dal “onorevole” che naviga su un sito internet poco “onorevole” in Aula o dal fotoreporter che scatta la foto?


La nascita della Associazione dei fotografi parlamentari è una buona notizia, ma la cosa è più complicata e i problemi non finiranno lì.